L’olio extravergine pugliese finalmente diventa IGP!
Finalmente è diventato realtà il marchio IGP Olio di Puglia, dopo che l’indicazione Geografica Protetta era stata già concessa ai prodotti di Calabria, Marche, Sicilia e Toscana. L’indicazione sarà esclusivo appannaggio dell’olio extravergine d’oliva derivante dalle piante della regione Puglia e che sia stato prodotto utilizzando gli impianti di trasformazione, confezionamento e stoccaggio presenti al suo interno.
L’ultimo atto dell’iter previsto è stato la lettura pubblica del disciplinare e l’adozione delle ultime modifiche richieste, che fanno da preludio alla pubblicazione del provvedimento in Gazzetta Ufficiale e all’invio del tutto all’Unione Europea, affinché l’IGP Olio di Puglia sia ufficialmente riconosciuto.
Le modifiche finali
Un evento che non ha mancato naturalmente di sollevare una certa soddisfazione, in particolare all’interno del composito fronte produttivo che ha deciso di impegnarsi in quella che è stata giustamente vista come una battaglia d’avanguardia, a difesa di una delle eccellenze agricole regionali.
A farsi promotore del processo è stata in particolare l’Associazione per la tutela e la valorizzazione dell’olio extravergine di oliva di Puglia, che ha inteso in tale modo dare una risposta concreta a quello che secondo molti osservatori era un vero e proprio paradosso del tacco d’Italia, ovvero la forza della programmazione accompagnata dalla debolezza sui mercati.
Proprio la lettura pubblica e l’accoglimento di alcune modifiche al disciplinare, hanno fatto emergere alcune problematiche non ancora risolte. La modifica più importante è stata quella apportata all’articolo 5, che ha permesso in pratica di sbarrare la strada al potenziale uso di varietà provenienti da fuori regione, specificando che solo altre varietà nazionali potranno concorrere alla formazione del prodotto finale, per un massimo del 30%.
Mentre il comitato promotore si è riservato qualche giorno di tempo per poter dare una risposta in ordine alla richiesta di portare da 75 a 120 chilometri la massima distanza del luogo di trasformazione dal sito ove il prodotto sarà confezionato.
Se apparentemente il disciplinare sembra lasciare ancora un certo spazio di manovra, all’atto pratico non è però così. Per poter godere del marchio IGP, l’olio pugliese dovrà infatti essere completamente nutraceutico, ovvero essere caratterizzato da un contenuto di fenoli bioattivi tale da superare la soglia dei 250 mg/kg.
Un rimedio alla contraffazione
Salta comunque agli occhi come i parametri infine adottati, pur non essendo eccessivamente restrittivi, impongano allo stesso tempo grandi attenzioni nel processo produttivo e di trasformazione. Se la raccolta delle olive delle essere seguita dalla trasformazione nel corso delle 36 ore successive, è stata considerata estremamente innovativa la decisione di limitare la produzione a 12 tonnellate per ettaro. In tal modo, infatti, si potranno sventare le frodi, come l’eccessiva produzione, che ormai da tempo si riverberano negativamente sul prodotto pugliese.
Anche la resa massima attestata al 20%, in apparenza bassa soprattutto ove rapportata al fatto che il periodo della raccolta può durare sino alla fine di gennaio, si rivela infine come logico corollario all’imposizione di un limite relativo alla temperatura di estrazione fissato a 27°.
Va inoltre rimarcato come il comitato promotore abbia imposto il confezionamento dell’olio IGP di Puglia entro e non oltre il 30 settembre che fa seguito alla molitura. Una imposizione interpretata come decisa volontà di impedire che il marchio venga inquinato da miscele tra prodotti vecchi e nuovi. Il compito di vigilare affinché non si verifichino infrazioni spetterà alla Camera di Commercio barese, che dovrà anche autorizzare l’eventuale apposizione di etichette in grado di promuovere l’olio IGP pugliese da parte dei singoli produttori.
Come già ricordato, il disciplinare è stato accolto con un certo favore dai diretti interessati, in particolare i produttori che intendono preservare la qualità dell’olio extravergine d’oliva prodotto dalla Puglia. Va infatti sottolineato come esso sia tra i prodotti maggiormente bersagliati dalla contraffazione e quindi più coinvolto nelle frodi alimentari di cui ogni giorno giunge notizia dai quattro angoli delle penisola. Frodi che vanno infine a danneggiare non solo i produttori onesti, ma anche la reputazione di un prodotto che merita invece di essere preservato e apprezzato nella sua originalità.
A cura della redazione di Olio Cristofaro
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