Olio Contraffatto? Ecco come riconoscerlo!

Olio Contraffatto? Ecco come riconoscerlo!

Bottiglie di olio straniero ovviamente non extravergine vendute attraverso marche italiane, ma che di Made in Italy hanno ben poco. Oli importati, di bassissima qualità, mixati e mescolati con beta carotene e clorofilla per nascondere il cattivo sapore e, colorarli….

Una matassa tutta da sbrogliare

Secondo le ultime stime sulla contraffazione, l’olio extravergine di oliva, “Re” della cucina mediterranea è, uno dei prodotti immessi sul mercato, più “falsificato” al mondo. Bottiglie di olio straniero ovviamente non extravergine vendute attraverso marche italiane, ma che di Made in Italy hanno ben poco. Oli importati, di bassissima qualità, mixati e mescolati con beta carotene e clorofilla per nascondere il cattivo sapore e, colorarli.
Quasi il 70% dell’olio commercializzato nel nostro paese può considerarsi adulterato. Un’enorme matassa di fili impigliati e di cui non si vede la fine, eppure trattasi di un filo unico! Bisognerebbe fare un po’ di ordine affinché ciascuno di noi abbia le idee chiare su cosa acquista, senza essere ingannato, e di cosa voglia nutrirsi quando siede alla propria tavola.

L’Italia e i dati import dell’olio di oliva

Partiamo da un quesito fondamentale, l’Italia deve essere necessariamente un paese importatore d’olio? Si, l’Italia acquista olio dai paesi europei ed extra-europei, lo confeziona e lo immette sul mercato come blend, ossia come miscele di oli. Non è difficile comprendere perché avviene questo! Il lavoro di campagna è spesso molto duro e inaffidabile…se non si tratta di Xylella, ci pensa la mosca olearia a rovinare la fatica di tutto un anno, per non parlare del clima e della siccità, quindi la produzione totale interna di olio di oliva può variare di anno in anno e sicuramente non basta a soddisfare il fabbisogno nazionale. Ad esempio: l’annata 2014/2015 fu definita -a torto- una delle più nere della storia dell’olivicoltura italiana, con una produzione che toccò il minimo storico delle 300 mila tonnellate, mentre le importazioni superarono le 666 mila tonnellate con un picco di 784 mila per l’olio di oliva Turco, usato per diluire quello nostrano, a scapito del valore.

Nell’anno 2015/2016 le frodi nel settore dell’olio quadruplicarono con un incremento record del 278%, rispetto all’anno precedente. Le importazioni dell’olio d’oliva dalla Tunisia aumentarono del 481% per un totale record di oltre 90 milioni di chili.

Solo per quel che riguarda l’anno 2016/2017 i dati Istat sugli scambi con l’estero sottolinearono una battuta d’arresto delle esportazioni (-17%) a causa di una scarsa disponibilità del prodotto e al tempo stesso un rallentamento delle importazioni. Tuttavia l’Istituto evidenziò una crescita delle importazioni di olio d’oliva dalla Spagna, salite a 319 mila tonnellate (+25%). Ma a crescere vertiginosamente furono quelle della Turchia, schizzate a oltre il 5 mila per cento.

Sembra scontata quindi la forte proporzione tra importazioni e frodi in questo settore: più aumentano le importazioni più elevate sono le truffe a scapito di consumatori disorientati e sempre più confusi.

Il prezzo unico conduttore del “filo di Arianna”

Non vogliamo, volutamente, entrare nella questione: “loschi interessi” da parte delle Istituzioni oppure, nella questione: “raggiri” da parte dei grandi produttori italiani, resteremmo avviluppati nella matassa e rischieremmo di perdere Arianna! Ma una cosa ci sembra chiara: non esiste un metodo ufficiale di analisi che permette di dimostrare la provenienza dell’olio, e quindi, la tracciabilità dello stesso è facilmente aggirabile. Bisogna però dare merito a nuove tecniche di controllo, come quella del Dna messa a punto a Zurigo, per monitorare non solo la bontà dei prodotti ma salvaguardare i produttori che lavorano secondo le regole.

La vera questione sta, però, nelle scelte discutibili del consumatore quando si trova di fronte agli scaffali del supermercato.

L’olio nella nostra dieta è utilizzato tantissimo ma conosciuto poco! Ceniamo con un ottimo vino a prezzo medio-alto, della carne acquistata a chilometri zero, un sano contorno di verdurine rigorosamente biologiche ma, condiamo tutto quanto con olio di scarsa qualità che di extravergine non ha proprio nulla, rovinando peraltro tutti gli altri ingredienti.

Ognuno di noi così come per altri alimenti di uso quotidiano, deve imparare a saper conoscere e informarsi sulla qualità dell’olio che porta a tavola, deve imparare a leggere le etichette ma, soprattutto rendersi conto che l’olio extravergine di oliva di qualità ha un suo prezzo! Per spiegarci: un olio extravergine di oliva 100% italiano ha un costo di partenza di 3,30 euro al litro, al netto di iva, senza confezione né etichetta e senza alcun ricarico, perché allora lo acquistiamo al supermercato ad una cifra uguale o minore? Beh…perché o quello che stiamo comprando non è olio EVO oppure il produttore ci ha voluto omaggiare con un generoso regalo….
La Coldiretti avverte:

Se si vuole acquistare un buon extravergine italiano, bisogna fare attenzione ai prodotti venduti a meno di 8/9 euro al litro che non coprono neanche i costi di produzione” e sottolinea ancora “Il valore dell’olio, aumenta a seconda della provenienza territoriale e ovviamente della qualità”.

Sei indizi per scoprire un falso olio extravergine di oliva

Sono sei i modi attraverso i quali puoi capire se si tratta di un olio EVO al 100% esaminiamoli:

Controllare il prezzo

Abbiamo già trattato (sopra) l’argomento qualità-prezzo.

Controllare la produzione

Sono quattro le categorie principali dell’olio, che ogni consumatore dovrebbe conoscere.

Olio extravergine di oliva-EVO
Olio la cui estrazione da olive sane avviene solo mediante procedimenti meccanici, con acidità massima dello 0,8%, il suo esame organolettico rileva che non ha difetti e che possiede sentore di fruttato. Per meritare infatti la definizione di “extravergine” un olio di oliva deve essere sottoposto a diversi test, raggruppati sotto il nome di panel, e rispondere a parametri ben precisi, definiti rigidamente dalle linee guida dell’Unione Europea.

Olio di oliva
Olio estratto in modo meccanico dalle olive, con percezione leggera di difetto e acidità che deve essere minore del 2%.

Olio lampante
Olio ottenuto tramite estrazione con soli metodi meccanici, ma non è utilizzabile per il consumo alimentare, con acidità superiore al 2%. È sgradevole al gusto e all’odore, un tempo veniva impiegato come combustibile nelle lampade per l’illuminazione domestica. Per renderlo commestibile l’olio viene de-acidificato, deodorato e decolorato e attraverso tali processi si ottiene l’olio raffinato, incolore, insapore e inodore che unito ad una piccola percentuale di extravergine darà origine all’olio di oliva.

Olio di sansa di olive
La sansa è lo scarto restante dall’operazione di estrazione dalle olive. L’olio ottenuto, di sansa grezzo e poi raffinato, viene estratto industrialmente per mezzo di solventi chimici; non è commestibile, lo diventa solo dopo l’aggiunta di olio di oliva vergine.

Osservare il colore

Luigi Caricato oleologo e autore del volume “Atlante degli oli italiani”, sostiene che anche alla vista olio extravergine e olio di oliva sono differenti: <<Il primo ha un colore intenso che può variare dal giallo oro, come in alcuni oli prodotti nel Sud Italia, al verde smeraldo, come in alcuni toscani e umbri – continua Caricato-. L’olio di oliva, invece, ha una colorazione diversa, in genere più chiara e tenue. Ovviamente, maggiore è la quantità di olio raffinato presente, minore è l’intensità del colore (e la qualità dell’olio)>>.

Sentire il profumo

Differenze simili sono presenti anche nel profumo.
<<Quello dell’olio extravergine di oliva è accentuato, riconoscibile anche ad un naso poco allenato. Il profumo dell’olio di oliva è invece quasi neutro poco persistente: dal punto di vista sensoriale è un prodotto basico>>.

Sentire il sapore

E anche nel sapore. <<Intanto mentre l’olio extravergine si assaggia – e lo si fa in un bicchiere a forma di tulipano per riuscire a riscaldarlo nelle mani e degustarlo al meglio, alla temperatura corporea- l’olio di oliva si utilizza e basta. Il primo ha un sapore sapido e complesso, che può andare dal fruttato leggero, come negli oli liguri o del Garda, al sapore intenso degli oli del sud: se ottimo, inoltre, dopo l’assaggio la bocca resta pulita. Il secondo, invece, risulta più leggero. E proprio per questo è preferito da molti in cucina>>

Controllare la scadenza

A parità di modalità di conservazione, l’olio extravergine tende a durare di più: <<Perché contiene una quantità maggiore di antiossidanti – spiega Caricato-. Se ben conservato, un olio extravergine può durare circa 18 mesi o più dal confezionamento, l’olio d’oliva in genere meno>>.

Riassumendo: prezzo, produzione, colore, profumo, sapore e scadenza, i sei elementi da tenere d’occhio per acquistare un olio extravergine d’oliva di qualità.

“Il re assaggiava il sale delle stelle”.
(Erri De Luca, Scrittore)

Adesso sai cosa stai acquistando! Se hai ancora dubbi contattaci!

A cura di Anna Patella,
laureata in Sociologia della comunicazione.

3 commenti
  1. Nicola Guido
    Nicola Guido dice:

    La produzione nell’anno 2018 si è ridotta drasticamente, in particolare nel Salento,che , con il problema xilella sta creando notevoli problemi.
    Io sono andato in giro per frantoi per comprare dell’olio ,perché i miei 120 alberi quest’anno non hanno prodotto nulla in quanto sono stati “ mondati” l’anno scorso, ma è in tutto il Salento è in ginocchio.Nonostante tutto questo ho potuto contastare spedizioni di olio in quantità notevoli verso il Nord Italia.Ma da dove salta fuori tutto questo olio? Naturalmente sarà tutto olio importato, contraffatto e venduto.Non è tutto oro quello che luccica

    Rispondi
  2. Antonio
    Antonio dice:

    Complimenti per le informazioni sull’olio extravergine d’oliva. Sarebbe opportuno consorziare i vari produttori, comuni per comuni, in giro c’è troppo fai da te e troppo olio falso.
    IN UN CENTRO COMMERCIALE ULTIMAMENTE HO NOTATO IL PREZZO DI UN OLIO EXTRAVERGINE A €URO 2,48, MI SON CHIESTO CHE OLIO E’ QUESTO.

    Rispondi
  3. Michele
    Michele dice:

    Purtroppo in Italia preferiscono spendere più per i vestiti piuttosto che per il mangiare sano, non a caso c’è il detto ” quello che mangi non si vede, quello che indossi e come ti vesti si”.

    Rispondi

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