Le cultivar pugliesi: tra mito e realtà

Le cultivar pugliesi: tra mito e realtà

L’abbondanza dei reperti e le testimonianze degli antichi ci parlano della storia millenaria dell’olio di oliva che si confonde tra realtà e leggenda, mito e religione. Ogni varietà, ogni tipologia e ogni luogo ha una sua storia, una sua tradizione e soprattutto i suoi miti e le sue leggende. L’olio di oliva è così antico, tanto da esistere ancora prima della venuta dell’uomo sulla terra? Cosa è diventato per i popoli nel corso egli anni? Non ci resta che scoprirlo insieme!

L’olio di oliva: tra leggende, storia, tradizione e realtà

Moltissime sono le leggende e i miti che vedono protagonista l’olio di olivo o semplicemente il suo frutto. E non c’è niente che lo veda protagonista negativo di questi racconti.

C’è una leggenda che vede protagonista l’onnipotente Zeus. Amava mettere in competizione i suoi parenti più stretti. Un giorno promise il dominio della terra a chi, tra gli dei dell’Olimpo, gli avesse presentato il dono più utile all’umanità. Si fece allora avanti suo fratello Poseidone che, affondando il tridente nella roccia, fece sgorgare l’acqua del mare consentendo così agli Ateniesi di navigare a distanza e poter dominare il mondo. Ma Zeus, che aveva un debole per gli Ateniesi, non se la sentì di assegnare la vittoria al fratello. Decise così di mettere alla prova sua figlia Atena, prima del verdetto. Questa cominciò a percuotere la terra ordinandole di produrre un albero nuovo e meraviglioso. Detto fatto: nacque l’olivo. Ubriaco di gioia, Zeus dichiarò chiusa la gara e consegnò la palma alla figlia, sentenziando che mai dono divino sarebbe stato più utile all’umanità.

Una vecchia leggenda ebraica racconta che quando morì Abramo gli trovarono tra le labbra tre semi, dai quali poi nacquero il cedro, il cipresso e l’olivo. Queste piante compaiono non solo nella religione Cristiana, ma anche in quella Ebraica e Islamica. L’albero «dalle foglie glauche» sarebbe quindi nato nella Terra Santa, per i figli d’Israele.

Lo stesso popolo eletto è definito da Geremia «ulivo verde, maestoso». E non è privo di significato il fatto che ad annunciare a Noè la fine del diluvio universale sia stata una colomba «con una fronda novella di olivo nel becco».
Di grandissima considerazione ha sempre beneficiato presso i Cristiani la pianta dalla chioma sempreverde, se è vero che la croce di Cristo fu costruita con legno d’olivo e di cedro.

Altrettanto sacra e considerata dall’Islam. Il Corano la considera infatti albero centrale, simbolo dell’uomo universale, del Profeta. Insomma, l’olivo è sempre riuscito a conciliare l’inconciliabile: profeti e sacerdoti pagani, Cristo e Maometto, Ebraismo, Cristianesimo e Islamismo.

Miti e leggende sono sbocciati ovunque a profusione sull’olio e sull’olivo.
E così i riti che uniscono popoli molto diversi per lingua e religione, storia e idea della vita: popoli che all’albero dell’olivo attribuiscono una grandissima ricchezza simbolica, facendone di volta in volta simbolo di pace, giustizia, sapienza, forza.

E quali sono queste vicinanze?

Se nell’Iliade Achille fa cospargere di olio di oliva il cadavere di Ettore, prima di restituirlo a Priamo, nel sacramento dell’estrema unzione il sacerdote somministra olio santo a chi sta per congedarsi dal mondo. Commentando i riti funebri cristiani, lo pseudo Dionigi ricorda che «dopo il saluto, il sacerdote spande olio sul defunto». Aggiunge che «nel sacramento di rigenerazione prima del battesimo, quando l’iniziato si è totalmente spogliato delle vecchie vesti, la prima partecipazione alle cose sacre consiste nell’unzione di olio benedetto. E al termine della vita è ancora l’olio santo che si sparge sul defunto. L’olio versato sul defunto significa che egli ha compiuto la sua carriera e messo fine alle sue lotte gloriose».

È anche diffuso il credo che l’unzione con l’olio d’oliva faccia risaltare muscoli: ne facevano ingente uso gli atleti ellenici e continuano a farne, ovunque nel mondo, quelli dei nostri giorni.
All’olio e all’olivo si attribuiscono poteri straordinari persino in Estremo Oriente. I Cinesi, per esempio, credono che il legno d’olivo annulli l’effetto letale di alcuni veleni.

È possibile definirlo come l’emblema dell’homo sapiens perché ha consentito ai nostri antichi progenitori di vincere il terrore delle tenebre. Anche per questo l’olio è ritenuto sacro, ma soprattutto perché l’inizio della sua coltivazione coincide con la nascita dei villaggi contadini e la conversione alla vita sedentaria delle prime comunità nomadi.

L’olio è l’elemento simbolico delle grandi religioni monoteiste, è l’unguento prezioso degli atleti olimpici, serviva agli Egizi per la mummificazione, serviva ai sacerdoti babilonesi per la predizione del futuro.

Tra cultura e tradizione: le cultivar pugliesi

Questo straordinario alimento dalle enormi qualità nutrizionali e benefiche è impiantato nella nostra cultura da millenni: gli ulivi secolari caratterizzano i paesaggi tipici della nostra penisola, arricchendola con bellezza e fascino misterioso, anche un pò sacro.

Piante che portano con sé anni e anni di storia, testimoni di avvenimenti che hanno trasformato il mondo e protagonisti di miti e leggende.

Assurdo vero? Può un solo albero nasce uno degli alimenti principe della cucina mondiale? Ebbene sì: l’olio extravergine d’oliva, lo scenario perfetta di tutte quelle storie e tradizioni che ci hanno cresciuti.

Ma quali sono queste varietà che hanno fatto del nostro olio qualcosa di inestimabile da far conoscere ai nostri figli e mai dimenticare nel tempo?

  • Peranzana: proveniente dalla Provenza ed introdotta nella Daunia da Raimondo de Sangro verso la metà del 1700, ha trovato il suo clima ideale in quest’angolo della Puglia producendo un olivo capace di trasformarsi in un olio extravergine unico, dalle richiestissime proprietà organolettiche e nutrizionali.

 

  • Coratina: originaria della città di Corato è una cultivar di olivo tipica della Puglia e coltivata in tutto l’agro del Nord Barese. L’amaro ed il piccante non sono affatto dei difetti dell’olio ma denotano una altissima concentrazione di polifenoli, potentissimi antiossidanti che ritardano l’invecchiamento cellulare, prevengono i tumori, arteriosclerosi ed altre malattie.

 

  • Bella di Cerignola: la più grande oliva da tavola del mondo, ha origini molto antiche. Alcuni autori ritengono che questa cultivar derivi dalle olive “Orchite” dell’antica Roma, di cui vi è traccia negli scritti di Columella.
    Secondo altri sarebbe stata introdotta dalla Spagna, intorno al 1400, nel territorio di Cerignola, il che secondo loro giustificherebbe il sinonimo di “Oliva di Spagna” usato in passato. Secondo altri, invece, il sinonimo “Oliva di Spagna” deriverebbe dal tipo di trasformazione utilizzato a Cerignola, per l’appunto il metodo “spagnolo” o “sivigliano”.

 

  • Ogliarola Graganica: la sua storia ha origini antichissime, risale ai Romani che dopo aver colonizzato le nostre terre riconobbero nell’olivo un frutto importantissimo per il loro fabbisogno.
    Lo stesso imperatore Traiano fece coniare una moneta raffigurante una ragazza con un ramo d’olivo in grembo.
    A causa delle invasioni barbariche, però, e la successiva caduta dell’Impero Romano d’Occidente, la coltivazione dell’olivo subì uno stallo.
    Con l’unificazione dell’Italia, la Puglia ebbe un nuovo periodo di fioritura nella produzione di olio di oliva e nella sua coltivazione.

 

  • Rotondella: fatta risalire anche a diversi secoli prima di Cristo, epoca nella quale la varietà potrebbe essere stata introdotta ad opera dei Focesi, coloni greci provenienti dell’Asia Minore. Probabilmente nei Monti Picentini è stata introdotta dopo il 202 A.C. a seguito alla sconfitta di Annibale ad opera dei Romani, quando Picenzia, alleata di Annibale, venne rasa al suolo ed i superstiti furono dispersi nelle colline della zona più interna, ove si formarono numerose borgate, che per Roma divennero l’Ager Picentinus.

Si può dire che l’ulivo continua, tra miti, leggende e aneddoti, ad animare la cultura dell’umanità, prima fra tutte quella cristiana e biblica ma anche storica e culturale. Questi esempi, di differenti origini, bastano a far comprendere la grande caratteristica di questa celebre pianta dalla quale si ricava l’olio extravergine d’oliva, a tal punto che persino l’Unesco ha riconosciuto gli ulivi secolari della nostra penisola come un patrimonio dell’umanità.

 

Conoscevi i diversi miti che da sempre hanno popolato la storia dell’olio di oliva? Raccontaci

 

A cura di Anna Angeloro.
Appassionata di scrittura, laureata in lettere e beni culturali.

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *